Equalizzatori audio
Equalizzatori audio: definizione, significato ed uso.
Gli equalizzatori sono strumenti che servono ad “equalizzare” un segnale audio: ma che cosa significa?
In senso stretto significa “rendere più equo” qualcosa, e nel nostro caso potremmo rendere più equo lo spettro audio di un segnale… infatti l’esigenza di “omogenizzazione” delle frequenze audio non è del tutto impropria: utilizzi “estremi” dell’equalizzazione potrebbero essere deleteri sia per il segnale stesso, sia per come esso viene percepito dal nostro orecchio.
Di fatti aumentare o diminuire in modo esasperato una frequenza, o meglio una porzione di frequenze, potrebbe causare effetti di mascheramento, di precedenza (effetto Hass), nonché distorsioni e cambiamenti di fase nel segnale stesso. Riprenderemo più avanti questi concetti.
Generalmente un equalizzatore viene utilizzato per due scopi, correttivo e/o esaltativo. Diciamo subito che queste due categorizzazioni sono del tutto funzionali al nostro discorso, e non pretendono di essere definizioni accademiche.
Definizioni di equalizzatore audio e tipi di equalizzazione
Ci sono molte tipologie di equalizzatori, i più diffusi sono:
- Equalizzatori parametrici
- Semi parametrici
- Equalizzatore grafico
- Shelving
Per scopo correttivo intendiamo esigenze di miglioramento:
– di un suono: spesso ci accorgiamo che un suono è troppo energico su una determinata banda di frequenze ed allora abbiamo l’esigenza di attenuarla, oppure possiede una risonanza fastidiosa che dobbiamo “bucare”, oppure ha una carenza troppo evidente di certe frequenze che invece vorremmo fossero più presenti
– dell’intelligibilità di un suono: spesso abbiamo a che fare con disturbi di sottofondo, fruscii, ronzii, che influiscono sulla qualità dell’ascolto del nostro materiale audio.
– di un ambiente acustico: si puo agire sui diffusori acustici per modificarne la risposta in frequenza in relazione alle caratteristiche acustiche dell’ambiente dove essi “suonano”
Al contrario ne può essere fatto un utilizzo esaltativo,in un certo senso “artistico”: per esempio quando vogliamo modificare le caratteristiche di un suono, esaltarne un aspetto specifico, dargli un “sound” diverso. Ovviamente entriamo in un campo di azione pressoché infinito, dove ogni intervento è giustificato dal gusto soggettivo, ed il gusto soggettivo è giustificato dal risultato finale.
Ciò che puo essere aggiunto è che spesso la volontà di intervento può superare le esigenze, queste si, oggettive di “coabitazione” del suono stesso all’interno di un mix contenente tanti suoni, dove il gusto personale deve per forza relazionarsi a fattori di correttezza ed equilibrio dell’ascolto globale.
Dunque è bene “equalizzare” mai a prescindere dagli altri suoni e dal contesto acustico in cui essi si collocano!
Analogo discorso, ma contrario, puo essere fatto nel caso di correzioni esagerate; ci si imbatte in improbabili aggiustamenti quando forse sarebbe meglio e più “economico”, in termini di tempo e di stress, ricominciare da capo e registrare meglio oppure cambiare suono, utilizzare una altro strumento, ri-arrangiare diversamente (ricordatevi che è sua maestà ARRANGIAMENTO la prima forma di equalizzazione e dunque di missaggio!).
Interventi di equalizzazione massiccia producono sempre degrado nella qualità del segnale: quando equalizzo in modo massiccio una o più frequenze provoco sempre un cambiamento fra le relazioni temporali delle componenti armoniche del segnale, fino ad arrivare a veri e propri sfasamenti critici come le cancellazioni di fase percepibili ad orecchio come se avessimo messo un effetto “faser” sul segnale: provate a equalizzare molto un pianoforte che è uno strumento a ricco contenuto armonico e vedrete cosa succede.
si ottimo!!!