Chitarra jazz : improvvisazione e composizione
Riflessioni da un visitatore che suona la chitarra jazz e ci invia delle riflessioni sull’improvvisazione e composizione. Se uno crea qualcosa dalla sua mente, di fatto, scrive un’opera musicale, sia essa di musica leggera, di jazz o colta. Non è tanto importante che il brano sia più o meno bello, quello dipende dall’orecchio di chi ascolta.
L’improvvisazione è una delle tecniche più difficili dal mio punto di vista. Io studio chitarra jazz e la prima lezione di tecniche dell’improvvisazione (col maestro Zegna) è stata una chiacchierata sulla difficoltà di questa tecnica. Il maestro ha più di 40 anni di musica alle spalle e tutt’ora, a sua detta, ha delle difficoltà ad improvvisare senza cadere nel cliché.
Riflessioni sull’improvvisazione : chitarra jazz e composizione : musica
Sicuramente serve conoscere tanta musica, perché come dice, giustamente, paolo tutto si trasforma. Il fatto che complica la tecnica è che sarebbe necessario conoscere molto bene il brano che si sta suonando, in modo tale da poter eseguire un’improvvisazione che non risulti banale. conoscere il brano significa anche non doverlo leggere, cosa che “ruba” buona parte della concentrazione del musicista.
Devi, insomma, essere un tutt’uno con il tuo strumento e con il brano che stai suonando; ciò non implica che tu possa “rubare” certe note da altri brani o dallo stesso che stai suonando, giocandoci come se fossero dei mattoncini lego. Io faccio qualcosina, ma più che altro delle banalità (tema suonato con diversa accentuazione, iniziandolo in ritardo di un quarto o di un’ottava, suonandolo al contrario). Inoltre aggiungo che l’improvvisazione è, come dice Paolo, un modo di comporre musica ma al momento, quindi corrisponde a te come persona, “denudando” i tuoi sentimenti al chi ti ascolta.
Sono un amante della musica jazz e mi piace suonare il basso elettrico, strumento che pratico da dilettante ed autodidatta da diversi anni. Malgrado i miei limiti ho sempre avuto rispetto per questo splendido strumento cercando di produrre qualcosa di dignitoso. Le noti dolenti arrivano quando provo ad improvvisare. Malgrado abbia studiato, con buoni risultati, teoria musicale, solfeggio, armonia ecc. quello che viene fuori, alla fine, risulta una banale sequenza di frasi costruite per lo più sull’armonizzazione della scala di riferimento. In quel momento lo scoramento che ne deriva mi porta quasi a lasciar perdere ritenendo che certi livelli non sono fatti per me. Però, mi succede un fatto strano, tutto cambia se provo ad improvvisare con la voce o col semplice fischio su cadenze costituite anche da semplici II V I. Avverto la sensazione di qualcosa di interessante, di qualcosa di piacevole all’ascolto e questo un po’ mi rianima. Purtroppo, l’estemporaneità con cui tutto avviene e la mia scarsa capacità di trascrivere quello che sento non mi permette di capire cosa utilizzo in quelle situazioni in modo da teorizzarle ed applicarle organicamente. Le stesse piacevoli sensazioni li avverto quando ascolto i maestri dell’improvvisazione. Ritengo che sarebbe molto utile realizzare dei video che passo, passo ed in corso d’opera forniscano un commento di ciಠche si esegue.
Ottimo contributo e concordo con te, Francesco.
Credo anche io che spiegare e commentare la propria improvvisazione sia molto utile ed interessante per tutti. Cercherಠnei prossimi giorni di pubblicare dei video al pianoforte o su tastiera proprio seguendo le tue indicazioni.
Ciao, grazie.